martedì 13 dicembre 2011

alta chirurgia editoriale

perché poi c’è penna e penna; e quando stai facendo un editing su un testo che hai fatto stampare a interlinea doppia e ampi margini ci vuole uno strumento affilato quanto un bisturi, per penetrare con precisione tra riga e riga, sbarrando chirurgicamente il testo sottostante in modo da lasciare spazio per la riscrittura, che dovrà giovarsi di una grafia contenuta e compatta, da usare anche sui margini, in verticale per interventi brevi e in orizzontale, avendo praticato un asterisco nel testo e avendolo riportato sul bianco a lato, per riscrivere intere parti.
niente di meglio, per queste ardite operazioni di accuratezza, delle penne colorate 0.5 mm di muji, l’orrendo produttore di non-design, di cui mi noja non poco il minimalismo esasperato, quelle plastiche bianche che se in casa non si ha la domestica addetta alla loro manutenzione cominciano a marezzarsi di grigio sin dal terzo giorno e rimandano una sgradevole sensazione di fragile e provvisorio. perché come si fa a vivere in un mondo albino e inesorabilmente squadrato, come si fa a comprare degli amplificatori di cartone? gli oggetti muji si collocano, appena acquistati, sull’orlo di una discarica. le penne 0.5 no. funzionano imperturbate fino all’ultima goccia di gel o inchiostro che sia, e fanno la mia gioia.

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