mercoledì 31 agosto 2011

giornata europea della cultura ebraica 2011

Desidero segnalare, nell'ambito del programma della dodicesima Giornata europea della cultura ebraica (è il 4 settembre prossimo: le informazioni complete per Milano qui), alle 11:30 la conferenza "Ebr@ismo 2.0. Dal Talmud a Internet", con David Meghnagi e Giulio Giorello, e alle 14:30 l'inaugurazione della mostra “Una storia di carattere. 150 anni di stampa ebraica in Italia”, a cura della Fondazione CDEC, alla Biblioteca Sormani.

differenze di classe

A destra, l'ex sindaco di Milano Letizia Moratti; a sinistra l'attuale vicesindaco, Maria Grazia Guida
certo, certo, la leti al comune di milano ne ha combinate di tutti i colori, ha lasciato, pare, un buco di cinquecento milioni di euro, in campagna elettorale ha menato un colpo bassissimo al giuli, epperò, signori, che stile.

un dubbio divorante_il mandato di stefano boeri

io vorrei sapere, ma proprio lo vorrei sapere, se il nostro assessore alla cultura dice sul serio. e poi vorrei anche sapere se la ha stilata, la lista delle priorità per milano.

lunedì 29 agosto 2011

parole sante

trovo su facebook e propongo anche qui la traduzione di un post del fotografo tony sleep a proposito di coloro i quali interpellano un professionista per un lavoro e poi gli comunicano che non hanno soldi e pretenderebbero che il professionista lavori lo stesso per loro (a volte ci riescono). sono parole agevolmente applicabili al mondo editoriale, nell'ambito del quale parecchie persone disoneste sono convinte di fare un favore a chi lavora per loro a cifre vergognose solo per il fatto di dare loro lavoro. i compensi editoriali (spessissimo anche quelli dei traduttori) sono davvero fuori mercato e non tengono assolutamente conto delle competenze e del background necessari per svolgere i compiti professionali richiesti dalle case editrici. il post tradotto è qui, l'originale in inglese qua.

questa mattina mi son svegliata_sondaggio

Stephen King con il suo Kindle. Courtesy editoria.let.uniroma1.it
quale non è stata la felicità di chi scrive, al risveglio, alla vista di un sms che la informava che un caro amico le avrebbe rivenduto il suo kindle! non mi piace molto comprare i devices appena usciti: mi piace di più prima farmeli spiegare bene dalle persone, ché non sono molto arguta, e poi eventualmente da loro affettuosamente comprarli. ho deciso che comincerò con il riempire l'aggeggio con classici gratuitamente scaricabili e pensavo di cominciare dal Don Chisciotte: mi consigliate una lista di altre possibili meraviglie kindlizzabili?

domenica 28 agosto 2011

per favore

potrebbero per favore le associazioni di volontariato, quelle ecologiste, i sindacati, gli antirazzisti, i lavoratori della conoscenza trenta-quarantenni, il fondo sociale europeo e dei programmi e iniziative comunitarie, i comuni virtuosi, il partito democratico, la provincia di firenze, la rete rurale, la camera di commercio di  milano, la regione veneto, l'osservatorio nazionale sulla famiglia cessare di usare la locuzione "buone pratiche"? mi suona unticcia, retorica, ipocrita e insopportabile come il "caro saluto" con cui sovente concludono le loro comunicazioni certuni.

limonata in metrò_"will you please be quiet, please?" di raymond carver

Nella metropolitana verde direzione Gessate l'uomo in camicia celeste legge Limonata e altri racconti, il volumetto dedicato a Raymond Carver che il "Sole 24 Ore" ha allegato al giornale il 7 agosto scorso. Tra gli altri racconti c'è Vuoi star zitta, per favore?, e io benedico l'uomo in camicia celeste per avermelo riportato alla memoria.
Nel racconto, che dà il titolo all'omonima raccolta, Ralph Wyman, a partire dalla rivelazione di un episodio di infedeltà da parte di sua moglie Marian, compie un devastante viaggio all'interno di sé stesso che si apre con la dissoluzione e si conclude con la possibilità di una ricostruzione di sé. Ralph ha lasciato la casa paterna a diciotto anni, con il convincimento, instillatogli da suo padre, che affrontare la vita è una dura impresa la quale tuttavia, condotta correttamente, dà in cambio una giusta ricompensa. Gli anni dell'università si srotolano su un cammino accidentato: prima di risolversi a intraprendere la carriera di insegnante, Ralph cambia diverse facoltà, bevendo nel frattempo smodatamente. L'incontro con quella che diventerà sua moglie e il trascorrere del tempo lo conducono sulla via della responsabilità che originariamente suo padre aveva tracciato per lui. Risulta immediatamente evidente la sostanza diversa delle personalità di Ralph e Marian: mentre Ralph cominciava ad avere "la sensazione di essere sul punto di fare qualche importante scoperta sul proprio conto. Ma non la fece mai", di Marian si dice "Aveva gli occhi grandi e sembrava cogliere ogni particolare al primo sguardo"1.
Ralph e Marian concludono l'università insieme e si sposano subito dopo. Il quadro è ordinario e rassicurante. L'inizio della crisi si colloca in uno scenario di suprema soddisfazione domestica: è domenica sera, Ralph corregge i compiti dei suoi allievi mentre Marian stira e i bambini dormono. All'improvviso Marian richiama alla memoria di Ralph una sera di due anni prima in cui, nel corso di un party, lei era uscita con un amico comune per comprare del liquore. Il tarlo del sospetto, che non aveva mai cessato di abitare la mente di Ralph, lo spinge ad approfondire la questione, in cerca di una conferma o di una smentita; appreso che Marian ha effettivamente avuto un rapporto sessuale con l'altro, ha una reazione violentissima, che dall'iniziale annichilimento gli induce un impulso irreprimibile di fuga da un mondo in cui è entrato improvvisamente lo scompiglio2. Sotto l'effetto della rivelazione, Ralph comincia a essere ossessionato dalla visione di Marian in atteggiamenti lascivi. Indizi della repressione sessuale di Ralph sono presenti sin dall'inizio del racconto, quando ci viene detto che in Messico, durante il viaggio di nozze, egli è segretamente disgustato dalla diffusa sensualità di quanto lo circonda, e turbato da una visione di Marian sul balcone della casa che avevano preso in affitto, i lunghi capelli sciolti, una sciarpa rossa attorno al collo e il seno premuto contro la camicetta. L'atteggiamento di sua moglie gli comunica "quel senso di irrefrenabilità che ... è tanto misteriosamente femminile quanto gravido di pericoli"3. In fuga da una realtà di cui non sospettava fino a quel momento l'esistenza, immerso com'era stato in un dolciastro tepore domestico e nel convincimento di capire perfettamente sé stesso e sua moglie, Ralph recupera l'identità che aveva represso, ridiventando Jackson, com'era chiamato ai tempi del college dal nome del barista del suo locale preferito. Ubriaco fradicio, vaga per la città, lo sguardo sui luoghi consueti bagnati da una luce inedita. Il tono dei suoi pensieri rasenta quello di un predicatore; Ralph imputa al Male la responsabilità del suo inaudito disagio4. In conseguenza della scoperta della sensualità di Marian – cosa che ci illumina sull'illusoria consapevolezza di Ralph e sulla sua evidente frigidità –, visioni sconce continuano ad attraversargli la mente; un disegno osceno tracciato sul muro del bagno di un bar gli suscita, pur nella totale sua ubriachezza, il pensiero cosciente di trovarsi in una situazione disperata, ad affrontare eventi che probabilmente cambieranno il corso della sua vita5. Tuttavia, a differenza di altri uomini protagonisti delle storie della raccolta, Ralph possiede una sia pur minima capacità di elaborare la propria esperienza6. In tanto risuonare di voci interne ed esterne, è alla ricerca di calma e silenzio: trovato nel locale un luogo dove alcuni uomini giocano a carte, è attratto da quella che pare un'atmosfera quieta, quasi sonnolenta. Anche prima di uscire si era trovato a pensare al silenzio di cui avrebbe goduto se fosse stato in un altro posto, da solo, senza essersi sposato7.
Dopo la lunga notte, nel corso della quale ha perso tutto il suo denaro al gioco ed è stato aggredito da due malviventi, Ralph torna a casa, dove è accolto dai bambini e da Marian, che cerca invano di parlargli. L'uomo si chiude in bagno per vedere cosa è accaduto alla sua faccia dopo le percosse notturne (un atto che aveva compiuto anche nel bagno del bar, dove si era guardato allo specchio); il bagno diventa una sorta di fonte battesimale ove cercare la rigenerazione (a questo proposito si può ricordare, nella stessa raccolta di racconti, il personaggio di Leo in What Is It, che nel corso di un litigio con sua moglie continua a spruzzarsi acqua sul viso, alla ricerca di una purificazione che per lui non arriverà). Ralph fa scorrere l'acqua, e all'insistenza di sua moglie che desidera parlargli replica solo chiedendo che taccia. Nell'intimità della stanza da bagno cerca ancora il silenzio, nella sopravvenuta scoperta dell'orrore che si può nascondere dietro le parole. E ancora nel silenzio totale si svolge la scena che chiude il racconto, in cui Ralph è sul letto, prima rigido e non disponibile, poi progressivamente aperto alle carezze di sua moglie; tutto lascia intuire prima un imminente rapporto sessuale e poi, se non una comprensione profonda, almeno una riconciliazione, che paradossalmente avverrà tramite lo stesso veicolo che ha scatenato la crisi8.


1. Raymond Carver, Vuoi star zitta, per favore?, Garzanti, Milano 1988, pp. 213, 214. Come nota Salzman, "Sin dall'inizio Marian ha un'innata disponibilità a una superiore ampiezza di esperienza" (Arthur M. Salzman, Understanding Raymond Carver, University of South Carolina Press, Columbia, South Carolina, 1988, p. 69. Traduzione di servizio di chi scrive).


2. "Quando la possibilità viene confermata come realtà ... l'improvvisa irruzione dell''impensabile' nella sua vita lo destabilizza completamente, gettando la sua apparentemente sicura identità, e il suo mondo intero, nel tumulto" (Kirk Nesset, "This Word Love": Sexual Politics and Silence in Early Raymond Carver, in "American Literature, giugno 1991, pp. 308. Traduzione di servizio di chi scrive).


3. Kirk Nesset, op. cit., p. 308. Traduzione di servizio di chi scrive. A questo proposito Randolph P. Runyon (Reading Raymond Carver, Syracuse University Press, Syracuse, New York, 1992, pp. 80-83) istituisce un interessante parallelo tra l'immagine di Marian e l'interpretazione freudiana del mito di Medusa (Medusa, una della Gorgoni figlie di Forco e Ceto, fu decapitata da Perseo), in cui i capelli di Marian rappresenterebbero i serpenti sulla testa della Gorgone e la sciarpa rossa i segni della decapitazione. Freud legge il sentimento di terrore provato da Perseo nei confronti di Medusa e la conseguente decapitazione di quest'ultima come la paura e la lotta contro la castrazione. La testa di Medusa, secondo Freud, starebbe a rappresentare l'organo genitale femminile. E' abbastanza significativo, in questo quadro, che Ralph, durante il suo vagabondare notturno conseguente alla rivelazione dell'infedeltà di Marina, provi un inspiegabile terrore alla vista di una donna che scuote i capelli. 


4. "'Sì, era il male a far girare il mondo', pensò". Vuoi star zitta, per favore?, p. 225.

5. "La sua vita era cambiata, questo lo capiva. C'erano altri uomini, si chiese ubriaco, che potevano contemplare un evento della loro esistenza e cogliervi le minuscole cause della catastrofe che avrebbe poi cambiato il corso di quella medesima esistenza?". Vuoi star zitta, per favore?, p. 227.

6. "Più stabile di di ogni altra figura in questo volume, Ralph è soggetto alla crisi di identità  più esplosiva e violenta di tutte (forse perché, a differenza degli altri, egli è relativamente capace di capire la sua crisi come tale)". Kirk Nesset, op. cit., p. 308. Traduzione di servizio di chi scrive.


7. "Pensò fuggevolmente che se non si fosse sposato quella sera non sarebbe stato lì, sarebbe stato in un altro posto a fare qualcos'altro, e ci sarebbe stato silenzio, in quell'altro posto". Vuoi star zitta, per favore?, p. 221.


8. "(Carver) suggerisce paradossalmente che il rimedio per questo disagio sta nella sua causa; per Ralph e Marian il sesso ricostruirà – almeno in parte – quello che il sesso aveva cominciato a distruggere". Kirk Nesset, op. cit., p. 310. Traduzione di servizio di chi scrive.

pubblicità progresso_quando i copywriter non toppano

Desidero fortemente plaudire all'agenzia Go Up Communication per la campagna pubblicitaria dedicata alla collezione North Sails per ragazzi autunno/inverno 2011/2012: un ragazzino dotato di Chupa Chups, apparentemente appartatosi sotto una scrivania, legge intento. Al suo fianco, una pila di volumi che attendono di essere affrontati. Queste sono le pubblicità che riscattano le assolute porcherie come queste o queste (e c'è anche di molto peggio). Ho consultato l'adolescentina di casa per un parere sulla bibliografia proposta (nel mucchio non sono visibili i titoli dei libri ma si intravedono tre titoli di Paulo Coelho). L'elenco proposto in sostituzione per il quasi coetaneo è il seguente:

- C.S. Lewis, Le cronache di Narnia

-  Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer

- Agatha Christie, Dieci piccoli indiani

- Edmondo De Amicis, Cuore

- Christopher Paolini, Eragon



domenica 21 agosto 2011

vanitas vanitatum


Dal sito dell'editore Nda Press, aggiornato al 21 agosto 2011

Michael Konrad, Vanitas con candela, calamaio, penna, teschio e libri, 1630. Con scemenza aggiunta da aa*
I più venduti del 2010

*courtesy artrenewal.org

venerdì 19 agosto 2011

scripta manent, per l'appunto


Roberto Muscinelli, Toc, martello, sfera di legno, lettera C in carattere 
Times New Roman maiuscolo, 50 x 80 centimetri

Fino al 28 agosto, presso lo Spazio Oberdan a Milano, saranno esposte le opere di "Scripta manent - Quando la parola diventa immagine", una mostra organizzata dalla Provincia di Milano e da spazioalbello, piccola, con alcune opere degne di nota e altre che non riescono a oltrepassare lo status delle arti applicate. La mia preferita è questa qui sopra, con la grande C in Times. Una riga sotto la didascalia recita "Si prega di toccare".
Ho apprezzato anche l'opera di Lucio Barbuio, una serigrafia su vetro creata ad hoc per l'esposizione. Il sito del giovane Barbuio è questo: fa delle belle cose.

Ciò che non ho apprezzato assolutamente è stata la poca cura nella "manutenzione" della mostra – qualcuno deve pur pensare a raddrizzare un'opera se quella pende sbilenca dopo la visita di tante persone – e la cura praticamente inesistente della parte delle didascalie. Le opere sono pochissime e altrettanto poche le didascalie: volete correggere i refusi, certuni, come quelli sui nomi di alcuni autori, davvero grossolani?

la cultura fa sempre fico_3

milano, stazione di metropolitana porta garibaldi, gioielleria all'interno della stazione, in questi giorni.

provincia feconda_questa pletorica categoria di inutili illusi

Il professore Paolo Parigi di San Benedetto del Tronto ha scritto Contro la lettura, un saggio preannunciato da un'intervista sul "Quotidiano.it" che si può leggere qui, e pazienza se l'intervistatorino è un po' ruspante (oppure al "Quotidiano.it" non fanno l'editing sui testi). Paolo Parigi spara provocatoriamente contro chi legge e pure contro chi scrive (poi, si scopre, ha 5526 libri su anobii). Di scrittori, preannuncia, si occuperà più puntualmente nel suo prossimo scritto.
Per motivi di pura serendipity chi scrive ha acquistato ieri, al Libraccio di viale Vittorio Veneto a Milano (dall'adorabile libraio Michele), Gli scrittori inutili, di Ermanno Cavazzoni (Guanda, Parma 2010; sempre sia lodato, tra i rari italiani che gradisco). Ecco, sfogliandolo, cosa ho trovato alla fine*:

Congedo dal libro

In conclusione sembra che l'attività spirituale del leggere sia sommamente malsana; e induca ad una più celere putrefazione dei corpi. La visione di una sala di lettura produce un leggero ribrezzo nel cittadino normale, come vedere una corsia d'ospedale o un dormitorio di pubblica carità, dove dei poveretti depositano il corpo, dotato ancora di vita, seppure in forma attenuata.
Se le biblioteche fossero all'aperto, nei prati, e i lettori si spargessero per la campagna, tra i pascoli; se stessero coi piedi nell'acqua corrente e si tenessero rinfrescata la testa, ci sarebbe molta più sanità e il personale professerebbe una filosofia più ottimista. Ci fosse anche un venticello perpetuo, leggero, che muova le pagine e spazzi la forfora e i capelli caduti, sarebbe una sorta di paradiso terrestre, una specie di aprile perpetuo.
Purtroppo non si conosce nessun paradiso bibliotecario; nessuno l'ha immaginato. Nel paradiso in genere, mi spiace dirlo, ci sono pochi libri, anzi sembra ci sia un grado elevato di analfabetismo.
Tuttavia bisogna riconoscere che l'esperienza continuativa della biblioteca è in prospettiva un vantaggio per l'essere umano; perché prepara più profondamente al cimitero e alla morte; ossia prepara in una certa maniera all'aldilà. Infatti posso asserire che il purgatorio, se c'è (ed è probabile), somiglia molto, moltissimo, ad una biblioteca antiquata. Lo si può descrivere: è un luogo un po' triste, molto vasto, rivestito di legno; con luce scarsa e artificiale; dove appunto si va per emendarsi. Si sta seduti ad un tavolo, per secoli, con altri derelitti, coi quali però non si parla. Mai. Vietato. E dai quali promana un odore leggero di cadaverina, e di fumo di sigaretta, indelebile. In genere in purgatorio si sta lì e si aspetta un libro; non si sa quale con precisione. ...
Nei primi mesi di attesa generalmente si scalpita e viene fame. Circolano allora sotto i banchi, illegalmente, dei panini al salame. In purgatorio non sarebbero ammessi; soprattutto non è ammesso il salame.

*scusa, o Guanda, per la lunga citazione: però un pochino di knowledge dissemination male non può fare.

scrivere secondo scibona

"Scrivere è una sorta di competizione tra chiarezza e grazia. Come diceva John Cage: la chiarezza è fredda, matematica; la grazia calda, incalcolabile, come l’aria. Occorre farle danzare insieme. O come la tensione nietzschiana tra apollineo e dionisiaco: non si può fare a meno dell’uno o dell’altro. Un artista, uno scrittore, ha il dovere di tenerli insieme, la sua opera deve essere frutto di entrambi. O avrà fallito".
Da un'intervista a Salvatore Scibona, autore della Fine, qui

giovedì 18 agosto 2011

piero, torna in te

quello che io comprendo leggendo questa lagrimevole intervista a piero marrazzo è 1. che piero marrazzo è affetto da un edipo divorante nei confronti di joe marrazzo; 2. che la moglie di piero marrazzo è una iena, una rompiscatole giudicante e poco propensa a una femminile accoglienza; 3. che piero era gay (anche se è stato con lei). quello che non comprendo è il motivo per cui – tanto più che la gran frittata è fatta – piero non si pacifica e non vive sereno la propria sessualità e la sua eventuale necessità di qualche sostanza stupefacente (e anche in privato, perché honestly l'intervista è patetica e di scarso interesse per i più).

a good editor is a great thing

Courtesy cengage.com
Qualche mese addietro Steve Silberman, giornalista per "Wired" e blogger su NeuroTribes, ha pubblicato una miniraccolta di consigli pratici per chi scrive o si accinge a farlo o non riesce o ha paura di farlo: indicazioni da parte di autori già assodati, tutti di area anglosassone, cui vale la pena dedicare una letturina. Riporto quella di Jonah Lehrer, l'autore di Proust era un neuroscienziato: "Il mio consiglio è di insistere affinché il vostro editor sia brutale – devono esserci segni rossi su ogni pagina. Almeno nella mia esperienza, il libro comincia a farsi decente solo in questa fase, a mano a mano che tutti i fronzoli e le digressioni vengono soppressi. È un momento molto importante, e purtuttavia ci sono troppi editor eccessivamente docili (o troppo impegnati) e troppi scrittori che resistono alle loro revisioni. Un buon editor è una cosa magnifica".

mercoledì 17 agosto 2011

milano, estremo oriente

Da sinistra a destra: Lee Song Nam, interprete, Corea del Sud; Wang Luyan, artista, Cina; Marina Boer, grafica, Italia

Al centro, Jeon Chang Nae, gallerista, Corea del Sud


Wang Luyan, W USA Watch D08-01, 2008. Acrilico su tela, 200 x 200 cm

Wang Luyan, The Turning Around Mona Lisa, 2010. Acrilico su tela, 200 x 150 cm

Wang Luyan esamina il menabò del suo catalogo: rapido, pratico, quasi sempre silenzioso e per questo ancora più sorprendente quando, assai di rado, si apre in un sorriso



Le sue linee sono sempre precise, rigorose, stilizzate. Cosa significa per lei lavorare così?
Ho sempre pensato che l’effetto pittorico fosse superfluo, così cerco a ogni costo di evitarlo. Detesto che si veda il lavoro della mano, che peraltro è l’autentica essenza del processo di dipingere. Secondo me questo conferisce immediatamente al lavoro un lato sentimentale, sempre accompagnato da un senso del contingente e dall’incertezza, perfino da tremolii che quasi danno vita alla superficie della pittura: questo è esattamente quello che voglio eliminare nelle mie opere. Perciò ho sempre cercato di produrre immagini “non manuali”, pur lavorando con le mani, usando strumenti di misurazione graduati, attrezzi industriali che mi permettono di creare immagini spersonalizzate. Questo contrasto e nello stesso tempo questa combinazione degli attrezzi impersonali, industriali, di uso comune che utilizzo, da una parte, e un necessario lavoro manuale, dall’altra, stanno al cuore del mio approccio all’arte. È come se il mio lavoro manuale fosse standardizzato.

Henri-François Debailleux, da un'intervista a Wang Luyan

Wang Luyan è un artista cinese nato nel 1956. Produce dipinti di grande formato e installazioni di formato enorme: squadre, compassi, siringhe, tutte figure di iperboliche dimensioni, dipinte con grande perizia e, come dice l'artista stesso nel brano dell'intervista qui sopra, con la precisa volontà di evitare qualunque tipo di sbavatura. A ottobre la Galerie Rx di  Parigi ospiterà una sua mostra, di cui Skira editore pubblicherà il catalogo in inglese e francese. Perciò, per la visione del primo impaginato in casa editrice , dalla Cina è arrivato l'artista, e dalla Corea sono convenuti il gallerista e l'interprete. Perché Luyan non parla inglese e nemmeno coreano, e perciò non avrebbe potuto comunicare né con il suo gallerista Jeon Chang Nae né con chi scrive. Per buona sorte c'era Lee Song Nam, che parla coreano, cinese e un improbabile inglese: il nostro ponte tra oriente e occidente. Epperò subito si è trovata un'eccellente armonia, poiché l'artista tagliava bozze e le sistemava come gli sembrava meglio per l'ordine tematico e cronologico delle sue opere, il gallerista collaborava a suo modo e, siccome l'impaginato era un gran bell'impaginato, abbiamo trascorso la maggior parte del tempo a dire in coro, a ogni doppia pagina sfogliata, la parola "hao", che in cinese vuol dire "bene, buono", e quando la composizione era proprio indovinata, in un babelico empito di concordia tra i popoli, dicevamo tutti "very hao".



          

martedì 16 agosto 2011

lettori agostani metropolitani

la signora sulla panchina vicino alla metropolitana di cordusio legge, di Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio.
nel mezzanino della metropolitana verde, fermata udine, il giovane gentiluomo legge l'ultimo Zafon, Le luci di settembre, di cui alcuni lettori, sul sito della Feltrinelli, dicono peste e corna.

lunedì 15 agosto 2011

giù le mani da sherlock holmes (ovunque voi siate)

there's a sucker (anche femmina, n.d.a.) born every minute.

ma come si permette questa signora mormona?

anziani mascalzoni

Courtesy blog.guardian.co.uk
giorni fa chi scrive ha incontrato, nella sede di una prestigiosa casa editrice milanese, un prestigioso anziano signore, discendente di una prestigiosa locale stirpe. il quale ha consegnato alla suddetta casa editrice un testo relativo a una certa porzione di storia della sua famiglia. il signore ha stipulato con la prestigiosa casa editrice un contratto che gli garantisce, oltre alle royalties sulle vendite, una somma di denaro a compenso delle sue fatiche di autore. chi scrive ha stipulato con la prestigiosa casa editrice un contratto che le garantisce, a fronte di una consistente riscrittura del testo del prestigioso signore – gli esiti dell'impegno scrittorio del quale non sono stati all'altezza del prestigio della famiglia da cui si pregia di discendere – una cifra molto, molto al di sotto di quella che percepirà l'autore nobiluomo. nel corso di un banale controllo, e usando google, chi scrive si è resa conto che gran parte del testo è preso di peso da un sito che in calce alla sua pagina dice chiaramente: "Copyright TAL SITO, di TALE E TALALTRA. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. La copia o anche l'uso non commerciale del materiale presente nel sito sono vietati senza preventiva autorizzazione scritta da parte degli autori". chi scrive è molto in imbarazzo.

venerdì 12 agosto 2011

richieste sommesse_dio ci salvi dall'autore collettivo

"Chiedo sommessamente che TQ si tolga dall’angolo difensivo in cui si è messo di recente a seguito di interventi sciatti e casuali apparsi nei blog ... o sulle pagine di quotidiani nazionali: non ha senso smarrire tempo e risorse in giustificazioni, ha senso invece porre prospettive di medio e lungo termine e divenire al più presto autore collettivo e agenzia di controllo" (Michele Dantini, dal sito della generazione Tq, i  salvatori prossimi venturi delle sorti letterarie e politiche della nostra martoriata nazione). non è che uno voglia fare interventi sciatti e casuali  nei blog, ma i trenta-quarantenni mettono i brividi. cosa vogliono controllare? come ho avuto occasione di scrivere, quello che mi aspetto da questi intellettuali è che producano qualche opera rilevante, non che controllino le mie.

mercoledì 10 agosto 2011

lettori itineranti e lettori stanziali

nell'imminenza del ferragosto molti negozi, a milano, chiudono per ferie. non la feltrinelli, rifugio sicuro nonché imperituro per chi le vacanze le fa in altri periodi o non le fa per nulla, e per le ragazze al centro, che dopo aver frequentato la libreria se ne stanno in piazza mercanti a guardare i volumi appena comprati. e non cessano la loro attività i lettori. in particolare, quello con maglia a righe e bagagli, non ha mai staccato gli occhi dal libro, dalle scale della metropolitana al suo approdo nei pressi di via stradivari. e pur non avendo staccato chi scrive lo sguardo da lui, il titolo dell'oggetto di tanto interesse è rimasto inaccessibile.

clothes

desidero rendere partecipi i lettori della irreprimibile gioia che ha colto chi scrive quando, esplorando il banchetto di un mercato cittadino, si è resa conto di essere di fronte a una giacca (però da femmina) simile in tutto e per tutto a quella indossata dall'immenso B.B. King in occasione del Live in Montreux 1993: di una specie di broccato celeste, ampia, faceva da eccezionale pendant alla lussuosa Gibson Lucille personalizzata, con il nome del maestro scritto lungo il manico. ah, che pavoneggiamenti, di qui a poco, in autunno.

william o eddie?

poi, quando si era in francia, a luglio, talvolta si guardava la tele. e qui desidero tessere le lodi di william carnimolla (da pronunciare williàm carnimollà), un giovanotto sempre splendidamente vestito e acconciato, che su M6 conduce il reality Belle toute nue. Ogni settimana williàm si prende in carico una coppia di signore variamente frustrate a cagione del loro aspetto fisico (nell'ottanta per cento dei casi è questione di grasso superfluo) e cerca di ricondurle alla ragione, intervenendo su due aspetti: 1. il ridimensionamento mediante il confronto (williàm è il capo delle williamettes, una manciata di ragazzone dalla L alla XXXXL, che a un certo punto si presentano in biancheria intima e fungono da pietra di paragone per la sventurata la quale, dopo averle viste ed esaminate, colloca realisticamente la propria taglia tra l'una e l'altra – spessissimo mostrando di avere una percezione iperbolica delle proprie dimensioni) e 2. l'esaltazione delle cose belle, i cosiddetti punti di forza, che passa anche attraverso un nuovo guardaroba, quello che willy di volta in volta ritiene più adatto. dopodiché in qualche luogo pubblico – stazione di metropolitana, centro commerciale, strada – compare una gigantografia della belle toute nue (anzi in mutande e reggiseno), sulla quale i passanti sono invitati a esprimere un giudizio. a questo punto, rassicurata dalle opinioni positive dei suoi osservatori, la belle procede nel suo percorso di restyling, sino alla sfilata finale, cui normalmente assistono amici e parenti in lacrime. inutile dire che williàm è diventato l'idolo di chi scrive (la mia aspirazione è partecipare al programma solo per toccarlo un pochino) e che, se la stessa fosse posta di fronte a una scelta quale "combattimento storico di eddie 'la raza' guerrero contro JBL o puntata di Belle toute nue?", be', signori, quella scelta sarebbe assai ardua.


anche in treno

4 agosto 2011, treno per venezia santa lucia, carrozza 5, posto 105: un tranquillo ragazzo in bermuda legge, di Anna Jansson, Il sacrificio.

per una farfalletta ch'io vidi (mi perdoni l'alighieri)

è bello prendere degli appuntamenti di lavoro in agosto, a milano: si stabilisce un bel bar (ad esempio il Bistrò del tempo ritrovato, in via foppa 4 – un bar-libreria con un unico difetto, a parte alcuni orrendi complementi d'arredo in cartone riciclato: uno dei baristi, un individuo davvero maleducato), ci si incontra in relax, si parla si progetta si organizza, poi ci si separa per passare ad altro. così accadeva qualche giorno fa, e poi, sulla via del ritorno, chi scrive ha percorso un tratto di viale papiniano fermandosi, a un certo punto, per assistere alla danza di due farfallette non più lunghe di un centimetro, che hanno volteggiato per parecchi secondi, avvicinandosi l'una all'altra per poi allontanarsi con volo sornione e aggraziato, sicure di ritrovarsi da lì a pochissimo. così deve essere il volo appaiato delle persone, sornione e sicuro, due individui che in alcuni momenti di grazia superano la somma delle parti.