lunedì 25 luglio 2011

ecological / humanitarian harassment. restate umani, anzi restate a casa

la giornata professionale di chi scrive è stata piuttosto intensa e ha comportato spostamenti per le vie centrali di milano. mentre, pensando ai casi miei, percorrevo corso garibaldi, una tizia con una specie di bavaglino celeste marchiato Alto Commissariato delle Nazione Unite per i Rifugiati (UNHCR) – mai vista in vita mia – mi ha salutata chiamandomi signorina e comunicandomi che avremmo dovuto parlare tra donne. ho replicato che sono una signora e che "parlare tra donne" è un'espressione che mi repelle, così si è ritirata in buon ordine, continuando a cinguettare con gli altri indossatori di bavaglini.
mentre, pensando ai casi miei e facendo mente locale su un certo testo che devo leggere, percorrevo via dante, una "dialogatrice" di greenpeace (sì, quelle/i che greenpeace cerca sui siti di annunci con la formula "diventa dialogatore con greenpeace!") mi si è avvicinata dicendomi forzatamente spigliata: "sento che lei è la persona giusta!!!", con molti punti esclamativi. a me, questo piglio dei greenpeace che si sentono sempre sulla baleniera e assalgono i passanti che pensano ai casi loro, fa lo stesso effetto della cipolla: mi schifa. e poi no, non sono affatto la persona giusta: faccio la raccolta differenziata eccetera ma uso una marea d'acqua quando mi faccio la doccia, bevo coca cola, prendo il nescafè, mangio regolarmente pompelmi israeliani e detesto le biciclette. e vorrei dire a chi detta le linee guida per l'approccio dei dialogatori con i passanti: cambiatele, sono patetiche.

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