venerdì 29 luglio 2011

costa azzurra feuilleton 8_antibes



Da questa immagine in poi il copyright delle foto è dell'adolescentina









In automobile, i freschi sposi Stephen e Nicole

Spezie su un ordinatissimo banchetto del mercato provenzale





Bambole provenienti da una fabbrica chiusa, in vendita presso un mercatino

Ancora bambole inquietanti

Deretani generosi sulla terrazza del Musée Picasso


Stephen e Nicole con amici e parenti

Antibes, il porto




Stephen e Nicole sul sagrato della chiesa, a cerimonia conclusa. In alto i passanti applaudono la nuova coppia

Da Cannes si raggiunge Antibes in dieci minuti, via treno. Sul cammino per raggiungere il Musée Picasso, se si guarda in alto, si può assistere a voli di gabbiani sui tetti assai scenografici. Il Musée Picasso ospita dei Picasso (non quanti se ne vorrebbero), ma anche degli Hartung, dei Pinaud, un violino di Arman e un serpente-uccello di Niki de Saint-Phalle. I quadri di Pablo sono belli, così come sono belle le sue ceramiche (fenomenali i vassoi sorridenti, decorati con una serie di smileys ante litteram), ma chi scrive ha adorato una piccola tela figurativa, che avrebbe volentieri sottratto al museo – tanto più che era proprio delle dimensioni adatte al suo zaino. La cosa non è stata possibile poiché il Musée è presidiato da un gran numero di occhiute sorveglianti che al minimo fiatare sollevano lo sguardo dal loro "Paris Match". Il quadro è La villa Chêne-Roc à Juan-les-Pins, datato 18 août 1931: una villa sul  golfo e un cielo stellato, 60 centimetri quadrati da togliere il fiato. E ho egualmente adorato certi disegni, semplici tratti di matita su carta che con poche giravolte materializzano creature mitologiche dai seni esplosivi, centauri imbizzarriti e fauni, uno in particolare colto mentre suona il flauto e Picasso ottiene un'espressione rapita dalla musica con due mezzelune di grafite, una cosa che non si può descrivere se non si vede. Ad Antibes oggi è un gran giorno per i matrimoni: tra religiosi e civili ne vediamo tre, e in particolare quello di Stephen e Nicole, una coppia di irlandesi – al quale ci imbuchiamo mescolandoci ai convenuti – celebrato da un prete stonato e frequentato da invitati assai eccentrici. Gli sposi pronunciano i voti di fedeltà in uno stupendo francese venato di anglosassone, e gli invitati maschi portano un fiore bianco all'occhiello; ci sono signore con il capo sormontato da piccole composizioni di piume e fanciulle in total black. All'uscita dalla chiesa un rubicondo gentleman, elegantissimo nel suo completo grigio, lancia ai nouveaux mariés petali di rosa che coglie in un sacchetto; lo sposo, di taglia medio-grande, suda copiosamente nel completo da cerimonia sintetico e sale le scale diretto ai festeggiamenti postnuziali munito di una bottiglia d'acqua da mezzo litro, mentre la sposa, che regge un bouquet formato da un unico tralcio di orchidea lungo mezzo metro, è miracolosamente impeccable come la madre priora di Chaucer. Quando Nicole e Stephen si dirigono alla macchina per raggiungere il luogo del banchetto ci imbattiamo in un'altra coppia di freschi sposi impegnata in una seduta fotografica, e in un'altra ancora proveniente dal municipio. Mentre l'adolescentina fotografa alacremente, un signore mai visto prima ci dice che si rammarica di non avere con sé un apparecchio: detto fatto, gli chiedo un indirizzo mail promettendogli l'invio di qualche scatto. Il gentilhomme si chiama Fulvio e vive a Oberursel, in Germania. E questa è stata la nostra giornata ad Antibes.

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