mercoledì 5 gennaio 2011

c'è libreria e libreria (meno male)

Stanza della biblioterapia presso la libreria Mr B's Emporium of Reading Delights, a Bath: caffè gratuito, comode poltrone e caminetto acceso nelle giornate fredde
È un rarissimo giorno in cui posso disporre come credo di tutto il mio tempo, pertanto il mio felice programma, confezionato da ieri sera, è il seguente: vado a comprarmi una maglietta, poi pranzo e scrivo la mia breve introduzione a un progetto per un editore alla Feltrinelli di corso Buenos Aires. Un programma del genere (esclusa la maglietta: a meno che uno non si voglia trovare a indossare qualche orrenda t-shirt contro il razzismo o con qualche citazione di Nietzsche sulle stelle danzanti), si può ovviamente concepire e svolgere solo in una Feltrinelli dotata di bar e poltrone da consultazione/pennichella (oppure alla strepitosa Biblioteca della Frera di Tradate, ma quella è un’altra storia), e non in una piccola libreria sguarnita (peggio ancora se è anche guarnita, come a volte accade, di libraio maleducato, depresso o umorale). Avrei potuto pensare, poniamo, alla Mondadori di piazza Duomo, che tuttavia è un luogo assai cheap, con un bar altrettanto cheap che propone cibi e bevande cheap – e questo nonostante sia l’importante libreria di una delle più importanti case editrici d’Italia, collocata in una delle piazze più importanti d’Italia, trasformatasi, hélas, anch’essa in un posto tremendamente cheap senza aver nulla di gradevolmente pop –, e che in ragione di ciò è un luogo nel quale non si sosta volentieri, in cui l’avventore non si sente mai completamente a proprio agio. Condivide senz’altro con la Feltrinelli la generale natura di grande magazzino, ma la Feltrinelli conserva tuttora una grazia di fondo, non fosse che per le poltrone accoglienti e il jazz o l'easy listening di buon livello che fanno da sfondo alle consultazioni e agli acquisti. Io dico, allora, che le librerie servono tutte, grandi e piccole, indipendenti o schiave in catene che siano. Servono quelle dotate di libraio amico o amichevole con cui scambiare due parole e confrontare gusti, inclinazioni libresche della vita o del momento; servono quelle come la Feltrinelli, dove si può sostare seduti da mane a sera, dove si può andare se non si ha voglia, in qualche particolare momento, di essere importunati con il temuto “Posso aiutarla?”, dove si può stare in mezzo ai libri senza confrontarsi con i librai, e se si è proprio di cattivo umore o non si desidera deconcentrarsi si può anche evitare di dire “Buongiorno”. Tutto serve, si diceva, e purtuttavia io credo che ai librai indipendenti non farebbe male riflettere sul sovente invidiato successo delle librerie più grosse e ricche o di catena, al di là delle ovvie considerazioni sugli sconti concessi ai grandi ed esiziali per i più piccoli. Il fatto è che le librerie di catena, e le Feltrinelli più di tutte, propongono un concetto di comfort, sia pure neutro, che evidentemente incontra le inclinazioni del pubblico. Non si pretende, naturalmente, che il proprietario di una libreria di 40 metri quadri allestisca un angolo con sauna finlandese per compiacere eventuali clienti con penchants epicurei; credo tuttavia che il momento richieda uno sforzo di creatività e di messa in comune dei progetti che travalichi i confini del proprio negozio, alla ricerca di iniziative congiunte vantaggiose per tutte le parti coinvolte. Penso, ad esempio, a una libreria che abbia accanto una panetteria con un dehors: il pane e le rose potrebbero convivere una volta alla settimana, con reciproco beneficio. Si potrebbe continuare per molto: do a questo punto la parola al mio amico Nic Bottomley, l’inventore, a Bath, della pluripremiata libreria Mr B’s Emporium of Reading Delights (che titolo, ragazzi), intervistato da chi scrive nonché latore di un messaggio alieno dalle consuete lagne da librai poveri e sfortunati, qui e qui

2 commenti:

|| RootLess || ha detto...

all'estero ce ne sono di posti così...
http://librairie-terranova.fr/

:-D

aa ha detto...

e lo so, lo so.