martedì 18 maggio 2010

dove si apprende che sul tram numero due,

oltre a leggere, si scrive pure. sontuoso bottino, stamattina, sul tram numero due, di signore leggenti e scriventi di tutte le età, con due eccezioni maschili. le signore in alto a sinistra hanno scritto tutto il tempo, cacciando dalle borse matite ed evidenziatori, intentissime all'opra loro. la signora accanto a me, quella di cui si vedono solo una mano, una gamba e il libro, leggeva l'autobiografia di azar nafisi, Le cose che non ho detto. Questa saggia lettrice aveva sì ricoperto il proprio libro per proteggerlo dall'usura, ma di una plastica trasparente, così che è stato facilissimo, per chi scrive, individuarne il titolo. subito dopo aver scattato la foto in condizioni proibitive, la mia attenzione si è appuntata su un dettaglio del corpo di questa signora: un piede di inconsueta lunghezza, calzato di un paio di décolleté nere di gros grain dotate di tacchi inenarrabilmente alti, che non riuscivo a smettere di guardare. certo il rischio è stato elevato: come avrei potuto spiegare, se scoperta a fotografare, di non essere affato una feticista del piede ma una serissima professionista dell'editoria nazionale? e comunque, guardandomi intorno per cercare di sfuggire al pensiero dominante di quelle importabili calzature, ho individuato di fronte a me un signore dall'aspetto piuttosto delicato, con rayban a goccia e una veretta di diamanti attorno all'anulare sinistro (ma saranno stati veri?), che leggeva un certo tomazzo di argomento vampiresco di cui non sono riuscita a individuare il titolo ma solo un particolare raccapricciante: l'esile gentiluomo, per tenere il segno, fa le orecchie al libro. lo perdono ricordando le parole di rav alfonso arbib in un'intervista sull'ultimo numero di "pagine ebraiche": "... io concepisco il libro come qualcosa che accompagna e affronta insieme a me la vita quotidiana. E confesso che questa idea risulta evidente osservando come sono conciati i miei libri, tanto che a volte mi capita di ricomprarli per evitare di mostrare in giro volumi tutti sgualciti". la vera sorpresa di oggi, comunque, è la nuova generazione di lettori da tram che avanza: sul mezzo c'è anche una bambinetta abbarbicata al suo libro di barbapapà. subito dopo il gualcitore di libri sale un ragazzo con berretto rosso, che sfodera dall'ampio zaino Marina di carlos ruiz zafon e vi si accinge con gran gusto. infine, oggi sul tram numero due leggevo pure io: chi avesse voluto fotografarmi avrebbe visto nelle mie mani, di aldo buzzi, Cechov a Sondrio, un imperdibile paleoblog nutrito di centomila spunti letterari di cui emilio tadini dice nell'aletta di copertina: "Questo testo sembra dimostrarci che ogni più piccolo fatto, personaggio, gesto, ogni ricordo nostro o altrui, ogni parola pronunciata o scritta, ogni luogo e il suo opposto, si dispongono e agiscono in un unico sistema planetario di attrazioni e di influssi". la vita, allora, dev'essere un po' come il maiale, non si butta via niente.

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