martedì 23 febbraio 2010

ma non era new orleans



nel pomeriggio di sabato le mie letture sono state interrotte da una serie di urla scomposte provenienti da via zuretti, milano. qualche manciata di facinorosi con travestimenti carnevaleschi è passata in corteo sotto casa mia producendo un chiasso indistinto e molto fastidioso. apprendo che si tratta di un corteo multirazziale in vista dello sciopero dei migranti del prossimo primo marzo: mi pare che i partecipanti fossero in maggioranza italiani – quel genere di afflitti da senso di colpa postcolonialista. non poteva mancare, per infiammare gli animi, la menzione di abdoul guiebre, il ragazzo ucciso proprio in via zuretti un paio di anni fa da un paio di baristi decerebrati, e il cui destino pare quello di sgangherato simbolo di fumose istanze egualitarie. non ho ben capito cosa sia e a cosa miri questo sciopero dei migranti. intanto, se i migranti stanno migrando, è ben difficile che possano partecipare a uno sciopero; quelli che sono già migrati probabilmente il primo marzo lavoreranno, poiché il primo interesse di chi migra è di conquistare una solida posizione per sé e per i propri figli (non per niente i figli di solerti portinai della sierra leone e di pulitori filippini fanno passi scolastici da gigante, altro che i nostri figli pallidi e sazi). in ogni caso, che tristezza e che tritezza questi animatori di cortei: cantano male e ballano peggio. un corteo è un atto di comunicazione, e come tale dovrebbe essere allestito con un minimo di professionalità, sennò non comunica un tubo, al massimo è autoreferenziale. "bastardi fascisti" oppure "siamo tutti negri" sono espressioni che lasciano il tempo che trovano: per favore, organizzatori, dedicate un po' più di tempo alle prove.

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