lunedì 11 gennaio 2010

christmas in wales 2_hen wlad fy nhadau



ah, la sensazione di un’eccellente worthington in corpo, la mattina di natale, gustata al salty pub, al molo di mumbles, wales.


come si diceva (vedi post del 5 gennaio), dei nostri ospiti lin e mary, lui è gallese e lei è inglese, perciò gli accordi sono che il pranzo di natale comincerà dopo le tre, DOPO il discorso della regina, ci dice mary, “after the christmas broadcast”. alle tre in punto, sulla bbc, elizabeth II, in uno splendente abito turchese, tiene il suo discorso: sul divano ci sono mary, la sua amica liz, anna, la cameriera slovacca (una donna meravigliosa: sessantenne, è andata in galles dalla slovacchia cinque anni fa, stufa di un marito idiota e desiderosa di cambiare vita. impeccabile nelle sue funzioni professionali, dopo sessanta mesi non ha ancora imparato l’inglese) e la sottoscritta. john, il marito di liz (inglese) è gallese. “he respects the queen”, mi riferisce liz, ma preferisce non assistere al discorso. dopo che la regina ci ha augurato, ovunque noi siamo, un felicissimo natale, ci ritroviamo tutti intorno a una tavola rossa, verde e oro. mary ha preparato regali per tutti: sono sui piatti, insieme con i christmas crackers, tubi di cartone contenenti corone di carta velina, piccoli giocattoli e barzellette stupide che a coppie si tirano per le estremità: quello che si aggiudica la metà più lunga si tiene il contenuto. presto ciascuno dei commensali ha la sua propria corona, che indosserà per tutta la durata del pranzo.

john ha preparato le mille verdure che accompagnano il tacchino e la salsa di mirtilli, fatti da mary; liz ha prodotto il christmas pudding più buono che ci sia, da accompagnare con lo zucchero o con una crema fresca al drambuie. e adesso vi svelo il segreto del christmas pud avanzato, così come me l’ha comunicato lizzie: si prende il pudding, lo si taglia a fette e si adagiano le stesse su un letto di burro riscaldato.

in sottofondo, mentre mangiamo, un coro gallese di voci maschili canta carole di natale e anche, a un certo punto, l’inno nazionale. giunti a quest’ultimo, john si alza e comincia a cantare, emozionatissimo; la sua pelle rosea, sensibilissima, diviene di un bel rosso bargiglio, complice, non v’ha dubbio, anche una buona dose di sparkling wine.

passato il momento topico, mentre sorseggiamo l’amaretto di saronno servito in nostro onore, john mi racconta che negli anni trenta molti italiani emigrarono nel galles meridionale per lavorare nelle miniere, alcuni dedicandosi anche a lavori diversi, come il signor cascarini, antenato dell’attuale proprietario della catena “joe’s ice cream” (“everything else is just ice cream”, recita la loro pubblicità), che diffondeva i propri gelati trasportandoli su un carretto trainato da un cavallo. Il padre di john, al tempo, era disoccupato, e mr. cascarini, giunto davanti alla loro porta, immancabilmente regalava un cono al biondo e riccioluto john.

intanto altri nostri commensali parlano di dylan thomas, discutono progetti editoriali e musicali riferiti al bardo gallese, si comunicano le rispettive preferenze. mentre, in cucina, ci salutiamo, john mi confessa a bassa voce “i don’t like dylan thomas, i think he was just a drunkard”. così termina la nostra riunione, che aveva visto la presenza in pectore del più grande poeta nazionale. e questo è stato il mio natale a mumbles, wales.


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