mercoledì 23 dicembre 2009

non vaneggio, era proprio lui

era sul passante che mi portava da repubblica a piazzale dateo, ieri pomeriggio. avevo chiesto indicazioni per la discesa a un signore in apparenza bengalese, che me le aveva date con molta cortesia, invitandomi a scendere quando fosse sceso lui, ché pure lui andava là. a un certo punto, mentre guardavo distrattamente verso un'altra carrozza, è comparso santa claus in carne e ossa, con molta carne e un inappuntabile vestito da santa claus. in preda all'emozione mi sono voltata verso il mio informatore stradale e gli ho detto con voce strozzata: "c'è babbo natale!". ebbene, lui non mi ha detto "cara signora occidentale, pensi alle cose serie, l'africa ha fame, il bangladesh pure e boicottiamo i prodotti israeliani", no. lui si è alzato e, in preda a un entusiasmo pari al mio, è venuto a vedere da vicino il vecchio signore in rosso. il quale, prima di dileguarsi alla fermata porta venezia, ha benevolmente avvertito una bambinetta di stare attenta allo spazio tra il treno e la banchina.

merry xmas everybody, torno tra un pochino.

domenica 20 dicembre 2009

vertigine della coppia

libreria feltrinelli di corso buenos aires, milano, sabato pomeriggio, ultimo prima del santo natale.

signora impellicciata a signore con husky verde: "vediamo se c'è quello di eco, l'ultimo di eco: te lo potrei regalare".

signore con husky verde a signora impellicciata, per nulla aggressivo: "sai dove puoi mettertelo, l'ultimo di eco?"

signora impellicciata a signore con husky verde: "no, ma perché..."

signore con husky verde a signora impellicciata, sempre soave: "c'è bisogno che ti dica dove metterti il libro di eco?"

si allontanano in lenta dissolvenza discorrendo di notai e amministratori di condominio, mentre la voce della signora impellicciata pronuncia, sempre più flebile: "tu non mi ascolti mai...". rimane da appurare il motivo di tanto livore nei confronti del professore di alessandria.
un altro signore, nel settore libri illustrati, dà un occhiata a 30,000 anni di arte, volumone pubblicato da phaidon. lo apre e commenta all'indirizzo di sua moglie: "stampato in cina. adesso anche i libri fanno, in cina?".
una madre e una figlia, sulla medesima poltrona, circondate da libri e dvd, valutano l'acquisto di un altro tomazzo di terry brooks del ciclo di shannara.
un avvenentissimo signore barbuto tiene in mano tra un atto e l'altro di virginia woolf mentre sceglie altri libri. reprimo l'impulso di chiedergli un autografo: ha tutta l'aria di un profeta beat, una sorta di allen ginsberg un pochino più saggio. in un'altra poltrona, intanto, un altro signore consulta comodamente il dizionario di psicologia di umberto galimberti.

giorgio armani e la pasta e fagioli_cose che accadono sul tram numero due

collocato in attitudine riflessiva sul sedile di uno sferragliante tram numero due, mentre si passa per via manzoni provenienti da piazza della scala, un vecchio signore sostiene che la signora moratti non sa neanche cosa sia un tombino, che ella non ha idea di cosa sia l'acciaio fuso. invece, dice, il vicesindaco di corato lo sa. le donne, dice, non sanno nulla non hanno idea di cosa sia un'acciaieria, o una fonderia. lamenta, in via manzoni, l'assenza di un negozio che venda la pasta con i fagioli, aggiungendo che giorgio armani è un piccione perché ha fatto un negozio di vestiti invece che una rivendita di cibarie. tuttavia, aggiunge, questo contraddittorio asceta, non si dovrebbe mangiare mai, oppure bisognerebbe farlo una volta ogni due giorni, come ai suoi tempi. tutti vestiti, tutti vestiti, nessuno mangia niente. le nota lui, a settantasette anni, queste particolarità, come facciamo a non farlo noialtri, si chiede l'attento passeggero. in giro ci sono solo cellulari, ma i cellulari non si mangiano. squilla un telefono con suoneria vintage e il signore interrompe il suo monologo per avvisare "telefono!; il telefono dei miei tempi...". infine scende, il nostalgico, invocando il perdono del signore mondapeccati su tutti noi.

martedì 15 dicembre 2009

free press_l'evoluzione due

dalla rubrica "messaggi e pensieri d'amore" del free press "leggo":

"per una signora che quest'estate alla feltrinelli di piazza piemonte mi ha consigliato 'la legge dell'attrazione': grazie! da ragazza bionda".

free press_l'evoluzione uno

dalla rubrica "messaggi e pensieri d'amore" del free press "leggo":

"ad amans da amans: c'è una struttura chiastica che ci unisce... ti adoro!"

lunedì 14 dicembre 2009

meglio i piatti arancioni_un libro a milano

"un libro a milano", l'evento pomposamente pubblicizzato come "il primo salone dell'editoria indipendente" e appena conclusosi, ha avuto luogo nella sede fighetta di superstudio più, in via tortona 27. è stata in realtà poco più di una sagretta tristemente allestita su banchetti di compensato ricoperti di asettici drappi blu, uguali per tutti gli editori partecipanti. lessi una volta su "donna moderna" che chi vuole tenere a bada l'appetito deve dotarsi di piatti blu, colore che secondo il cromoparere dell'estensore dell'articolo fungerebbe da respingente. ebbene, devo dire che questo saloncino, per respingere l'interesse dei lettori, ce l'ha messa proprio tutta: banchetti ricoperti da freddissimi drappi, dicevamo, e un malassortimento di volumi dalle copertine in maggioranza brutte, davvero cheap, guardando le quali l'espressione "veste grafica" si svuotava di contenuto (e di conseguenza di forma) in maniera deprimente.
quasi immancabilmente un operatore triste e invadente si intrufolava tra te e l'oggetto che stavi esaminando, fornendo notizie non richieste (non mi è dispiaciuto, comunque, apprendere che esistono i romanzi del traduttore di conan doyle in cinese, che sul modello di sherlock ha creato il suo proprio investigatore, huo sang. l'autore si chiama chen xiaoqing e la casa editrice è la obarrao). tra le rare menzioni d'onore, quella alle edizioni la vita felice, con il loro paleocatalogo pur sempre interessante e la grafica sobria, e all'excelsior 1881, che si distingue per i contenuti assai chic. un tocco di pittoresco si poteva vedere al banco delle edizioni round robin, che proponevano libri in un packaging ricalcato su quello della carne al supermercato: vassoi di polistirolo o materia simile, con pellicola di plastica a chiusura e prezzo sul bollino incollato. tra gli imperdonabili orrori, un banchetto esoterico che esponeva libri di osho e profumi per la casa, incensi e altra roba da meditazione, opportuna alla fiera di sinigaglia ma alquanto fuori luogo nel contesto. il minuscolo angolo di catering era squallido quanto il resto. io non so se il folle allestimento dei piccoli e medi editori indipendenti dipendesse dalla loro povertà di denaro o non piuttosto da un poverismo di maniera, peraltro in voga ormai qualche anno fa, tuttavia anche quest'anno, come accadeva l'anno scorso alla bovisa, dove si era organizzata una manifestazione consimile, nessuno ha preso in considerazione l'importanza delle luci: anche questa volta erano fredde e squallide. nessuno ha previsto qualche angolo confortevole, qualche lampada da terra, un paio di poltrone per eventuali consultazioni in santa pace. in ultima analisi, un'occasioni persa per milano. all'uscita, un amico che era con me ragionava sul fatto che per riscaldare l'atmosfera sarebbe bastato selezionare qualche bel volume e appendere qualche pannello sul quale proiettare delle quarte di copertina parlate dall'autore del libro. altro che il dibattito sul soppalco e non so quale sassofonista che imperversava disturbando piuttosto che intrattenere. meno male che poco lontano, in via tortona 1, c'è l'osteria dei binari: luci smorzate, un signore al guardaroba, il caminetto acceso e un piatto di favolosi cappellacci verdi in salsa tartufata. per non parlare del vino.

giovedì 10 dicembre 2009

n.a.m._natale a milano_interrompetemi pure

stralcio da un'intervista a david weinberger, in occasione, credo, delle venice sessions di ottobre scorso.
"vede, la situazione è disperata. negli stati uniti è ormai assodato che una sezione dello schermo, mentre guardi un programma in tv, contenga un messaggio pubblicitario enormemente distraente che reclamizza il programma successivo o un altro prodotto. tu stai guardando Lost, il cui intreccio è particolarmente intenso, e in un angolo in basso dello schermo compare la scritta "Battle Star Galactica, episodio finale". di recente ho guardato una puntata di House su Fox, e su una grossa striscia nella parte inferiore dello schermo – che di fatto mutilava una parte del programma – scorrevano continuamente messaggi pubblicitari: è una forma di pubblicità autodistruttiva che indica il livello di disperazione delle emittenti". weinberger continua a evidenziare la situazione di urgenza e confusione delle emittenti, che vedono nella possibilità del click e via assicurata da internet ai suoi utenti una temibilissima opzione (l'espressione del professore per "temibilissima opzione" è in realtà "pain in the ass").
stamattina, mentre ero al mio tavolo di lavoro, ho subìto un'interruzione che non ha comportato alcuno switching cost: era lo zampognaro, giunto in via zuretti impeccabilmente abbigliato con il tradizionale gilè di pecora.

mercoledì 9 dicembre 2009

n.a.m._natale a milano_xmas tree

quello che si vede è l'albero di natale che il mio amico calabrese ha allestito sul suo balcone affacciato su via zuretti. sotto l'albero, il presepe. a sinistra dell'albero, la bandiera italiana (quella è esposta tutto l'anno). quando scende il crepuscolo, la visione è magnifica. il mio amico calabrese è uno degli ultimi operai rimasti sulla faccia della terra. è piacevolmente sovrappeso ed è dotato di una moglie egualmente sovrappeso. porta a passeggiare con grande piacere i suoi tre barboncini. quando mi saluta il suo sorriso è franco e ampio. una volta, invece di salutarmi – ero con mia figlia –, ha esordito in medias res "perché non ti prendi un cane pure tu? a lei piacerebbe". in tre anni, sono le uniche parole che mi abbia mai detto oltre al ciao. è una di quelle persone per cui si sente una simpatia immotivata, uno dei vicini più cari. ignoro il suo nome, e lui non sa di più su di me.

n.a.m._natale a milano_xmas bunny

in una traversa di corso buenos aires, questo coniglietto di natale un po' cresciuto contempla la vetrina di borsalino (o forse era un altro negozio di cappelli). avranno anche modelli con le orecchie?

lunedì 7 dicembre 2009

quaggiù qualcuno ci ama 2

milano, corso buenos aires angolo piazzale loreto. la signora badante tiene la signora nonnina. non a braccetto, per mano.

samaritani urbani_quaggiù qualcuno ci ama

ma chi l'ha detto che a milano puoi morire per la strada e nessuno se ne cura e tutti tirano dritto e il selciato si ricopre di ignorati cadaveri? oggi sul tram numero due, sciagurati, non leggeva nessuno, ma dal finestrino ho visto una ragazza caduta da una moto e, da tutti i punti attorno a lei, chi scendeva da un'altra moto per aiutarla, chi accorreva a piedi, chi scendeva dalla macchina sfidando gli urlatori del traffico. un galante, assicuratosi che la fanciulla fosse badata dagli altri, le ha risollevato il veicolo. ebbene, questo sciame di operosi aiutanti mi ha fatto riflettere sul fatto che in qualche caso il consorzio umano si riunisce e funziona, che qualcuno bada sempre a noi. dev'essere questa, la provvidenza.

venerdì 4 dicembre 2009

senza infamia e con lode

devo dire che x-cape, in quanto marchio di vestiti, mi è sempre sembrato senza infamia e senza lode. forse nel mio armadio giace qualche loro paio di jeans. devo però anche dire che ieri, mentre sfogliavo "donna moderna", mi sono imbattuta in questa commendevole pagina pubblicitaria, in cui l'adolescente, oltre ad avere sul volto un'aria di tenero stupore e quei labbruzzi un poco in giù – invece della solita espressione di precoce schifo della vita imposta dal fotografo stolto –, non solo porta un bel cravattino a farfalla, ma in mano tiene un libro, del quale tiene pure il segno col dito: si vede dalla foto che ne ha letta la maggior parte. gran plauso a x-cape e una domanda: ma perché quel povero ragazzo lo fate leggere in quella specie di cantina umida? non si merita, quel fragile discente, un ottimo divano?

giovedì 3 dicembre 2009

vantaggi della professione editoriale

certo che uno cura un libro, conclude trionfalmente la propria opera scrivendo un'appropriata quarta di copertina e poi si reca alla presentazione del volume come niente fosse. è quello che è capitato a chi scrive, quando ieri pensava di recarsi semplicemente alla presentazione del libro su piero castellini baldissera, eccellente ancorché filobarocco decoratore di interni nonché restauratore della villa necchi campiglio in via mozart. approdata quindi in corso magenta 65 munita di invito vip, varcata la soglia faccio il mio ingresso in una sorta di maniero illuminato da una gran quantità di candele e affollato all'inverosimile di signore e signori ricoperti di loden, alcuni con mantellina sherlock-style e sciarpa tartan. a dire la verità non ho ancora capito dove sono andata, forse era una delle residenze dell'architetto, comunque c'era una bellissima minibiblioteca e c'era un bellissimo giardino, che conduceva al negozio di tessuti sempre di castellini e al banco di un fioraio, appositamente allestito, che donava superbi bouquets di rose alle signore. a me le cose di castellini piacciono, anche perché l'architetto è un eccentrico: mette corna dappertutto, ne fa lampade, gambe di divani, ornamenti assortiti, con un piacevole effetto monti in città ovunque esse siano. fatto sta che mi sono fatta strada tra i camerieri itineranti che offrivano ciotoline di pappa al pomodoro e sono finalmente arrivata al banco dei vini. il bianco era eccellente, come credo pensasse anche l'architetto, a giudicare dallo sguardo liquido che mi ha rivolto mentre mi ringraziava per la quarta di copertina.

ka mate! ka mate! ka ora!_ma chi ha inventato tutte queste parole?

leggo sulla "stampa" che, a proseguimento di un progetto triennale cominciato nel 2008, gli all blacks si sono recati ieri nel carcere minorile beccaria di milano per una lezione di rugby. estrapolo un brano:

"[…] il mondo che entra a folate nel Beccaria è una boccata di vita: c’è il giorno del rugby e del calcio (due allenamenti più il campionato Uisp); quello della boxe (a insegnare l’arte c’è Rocky Mattioli, ex campione del mondo) e dei libri. Hanno letto quello di Gianluca Pessotto, l’ex calciatore della Juve che ha tentato il suicidio, e ne hanno discusso con lui; una volta alla settimana dividono la lettura con i ragazzi del liceo Volta. «Un ragazzo della collina» e «Jimmy della Bovisa»: Ermanno Olmi e Massimo Carlotto. «Uno di loro, un romeno abbandonato dai genitori, ha scoperto il vocabolario e mi ha chiesto: ma chi ha inventato tutte queste parole?». Maura Borghi è l’insegnante di italiano del Beccaria, è qui a bordocampo a vedere i suoi ragazzi che si arrampicano su Tialata come se i muscoli del neozelandese fossero pioli di una scala. Il fisico, la forza che gli All Blacks applicano allo sport: ecco il mistero che li affascina. «Per questo il rugby. La fisicità non al servizio dell’aggressività, ma della disciplina di gruppo»: Paola Prandini è la mente di questa operazione, entrata 17 anni fa al Beccaria come educatrice, ne è diventata responsabile delle attività interne."


qui trovate il resto dell'articolo.

chi scrive è un'estimatrice del rugby, che nella sua scala di gradimento sportivo è secondo solo al wrestling. uno dei suoi idoli è neemia tialata, che si può vedere al centro dell'immagine mentre esulta dopo una vittoria. bello sarebbe che qualcosa fosse svelato dell'insondabile mistero celato dalla grande placca argentata a protezione delle neozelandesi pudenda. altro che scudo fiscale.

mercoledì 2 dicembre 2009

dove si conferma l'esistenza di santa claus

a revontuli, nel cuore di rovaniemi, oltre alla casa di santa claus si trova anche suomalainen kirjauppa (in italiano "libreria finlandese"). la libraia ha un nome da mago del freddo: si chiama heli helenius e non sono certa che appartenga completamente a questa terra. chi scrive ha intervistato la signora e desidera riportare un breve stralcio del fatato colloquio.

aa. come ci si sente a lavorare nella libreria del paese di babbo natale? glielo chiedo perché vorrei sapere se esistono implicazioni che vanno al di là degli aspetti strettamente commerciali (tendo a credere che babbo natale esista davvero).
hh. ho sempre vissuto nel circolo polare artico e posso confermare che la storia di santa claus non è una favola: è reale quanto me e lei. per i locali la questione è ovviamente molto diversa da quello che può essere per i turisti, comunque vivere così vicino a santa claus produce un certo effetto: noi siamo buoni per tutto l'anno, non solo quando si avvicina natale.

cosa si può aggiungere? comunicatelo ai vostri bambini e diamo ufficialmente inizio alla stagione delle feste.

martedì 1 dicembre 2009

n.a.m._natale a milano_soooo pop!

nella mia famiglia uno degli avvenimenti irrinunciabili di questo periodo dell'anno è la christmas fair della all saints' anglican church di via solferino. è a tutti gli effetti una fiera e non un mercatino, dato che questi fedeli protestanti, che paiono – davvero – presi di peso da un episodio dell'Ispettore Barnaby, riescono, nei pochissimi metri quadri della loro chiesa (sì, la cosa avviene proprio nella chiesa, vissuta come spazio multifunzionale senza troppe concessioni a sacralità fumiganti di incenso), a restituire l'aura di un Natale a nord, animato da uno spirito di servizio molto giulivo. nella chiesa condotta da father nigel – che a un certo punto, sabato scorso, ha fatto il suo ingresso sotto un cappello da santa claus ornato di lucine intermittenti – echeggiano sovente tonanti risate, e i fedeli volontari non mostrano alcun imbarazzo mentre servono ai propri banchetti, chi adorno di corna d'alce, chi con una bella ghirlanda sulla testa. è il caso, quest'ultimo, della signora in maglione rosso della foto, che oltre a vendere un'accozzaglia del più disparato ciarpame a cifre folli è l'autrice delle migliori marmellate e dei migliori chutney che si possano mangiare. per non parlare dei biscotti di tutti i gusti e dell'eccellente plum cake. mentre sostavamo davanti al banchetto dei dolci è arrivata lei in persona, gli occhi un po' lagrimosi e l'andatura lievemente malferma, a consigliarci le prugne sotto grappa e la gelatina di mele al brandy – che le avesse, giustamente e professionalmente, appena assaggiate? di tanto in tanto un centenne collocato all'ingresso chiamava con una voce tremula, che riusciva tuttavia a sovrastare le carole di sottofondo, un paio di numeri della lotteria, i cui premi in palio erano esclusivamente bottiglie di liquore.
c'era pure il banco del caffè irlandese, di cui soprattutto le signore si servivano largamente, con effetto positivo su un'atmosfera già effervescente.
e insomma c'erano la lotteria, il banchetto delle grandi cianfrusaglie, i giocattoli, i vestiti vintage e un'amplissima zona dedicata ai libri: libri in esposizione, libri nei cartoni, libri nei pressi dell'altare, libri usati, consumati, sfogliatissimi, dai volumoni rilegati di dan brown all'oxford book of quotations ultraliso, libri che si potevano immaginare nello zaino di qualche backpacker, o sul comodino di qualche expat di passaggio nella penisola. libri con le pagine fruste e macchiate di caffè, in corrispondenza perfetta con un ideale divano vecchiotto ma comodissimo, araldo intramontabile dell'auspicabile cosiness del lettore.