martedì 5 agosto 2008

i milanesi leggono al lunedì





si presume che questi milanesi non siano quelli che il sabato precedente si sono dedicati agli ammazzamenti, sebbene, tra coloro i quali stazionavano beati alla feltrinelli di corso buenos aires, milano, tra le 17:29 e le 18:27 di lunedì 4 agosto, ci fosse una ragazza – shorts verde militare, dr. martens viola e rossetto in inquietante nuance con le dr. martens – la quale in cima alla pila di libri che stava consultando aveva collocato Il libro nero dei serial killer e La lunga marcia di Stephen King. a onor del vero bisogna aggiungere che la pila comprendeva anche La confraternita dell’uva di John Fante, Atti insensati di bellezza di George McKay, La politica del ribelle di Michel Onfray, le Poesie di Pierpaolo Pasolini. questa piacevole ragazza, che si è fatta fotografare volentieri, ha sfatato in un attimo due luoghi comuni: 1. in agosto a milano non c’è nessuno; 2. i giovani non leggono. adorabile.
mentre proseguo la mia flânerie per i corridoi della libreria incrocio un’addetta che porta in braccio con destrezza un mucchio incredibilmente alto di copie della Fabbrica degli angeli, di cui non so nulla.
davanti agli scaffali dei libri in classifica noto una coppia assai glamour, lui molto di più: indossa una maglietta nera, ha le braccia decorate da una serie di accurati tatuaggi e porta un cappelluccio alla lapo elkann. i due esaminano una copia della Solitudine dei numeri primi. non è che stanno per lasciarsi?
poco più in là una solida signora con gilet lungo aperto e maglietta a righe variamente colorate si aggiudica una copia dei Racconti di Montalbano di Camilleri. è un bel libro solido come la signora, rilegato in brossura olandese (quella delle guide touring, per intenderci, una specie di cartonato moscio), che non si rovinerà neanche dopo ripetute letture sulla sdraietta da spiaggia. o forse è una brossura semplice, nel qual caso mi scuso.
mentre mi dirigo verso lo scaffale della critica letteraria vengo folgorata dalla donna ideale, quello che vorrei diventare quando sarà cessata la pressione dei sensi e dunque la contraddittoria spinta a mantenersi asciutti e scattanti: una splendida signora distrattamemente sovrappeso in total black, con un fascio di libri tra le braccia, intenta a scrutare lo scaffale dell’informatica: non riesco a spiare tutto, ma il primo titolo che appare è L’arte della gioia di Goliarda Sapienza.
un avvenente giovanotto in jeans e camicia bianca, nato senza dubbio dopo il 1970, sfoglia con interesse la graphic novel Tutta colpa del ’68; un tale in maglietta celeste e pantaloni beige, nella sezione arte, consulta libri sul novecento e incrocia il mio sguardo mentre lo osservo per carpire i suoi gusti. mi coglie nel tentativo di fotografarlo col cellulare: vedo la sua perplessità trascolorare decisamente in sospetto. vorrei spiegargli che non sono una folle maniaca, poi decido di non peggiorare le cose e mi allontano.
passo davanti alla poltrona del dormiente. questo è davvero singolare: in qualunque stagione, in qualunque giorno, in qualunque condizione atmosferica, chi si reca alla feltrinelli di corso buenos aires può immancabilmente osservare il pacifico sonno di un degno gentiluomo albocrinito che dorme, libro in grembo, in un’accogliente poltrona di similpelle nera. capita anche di vederlo assorto nella lettura, quindi non si può pensare che usi la libreria come luogo alternativo per le sue pennichelle: è evidente che alla feltrinelli questo signore si sente a suo agio quanto a casa propria. egli rappresenta l’estremo compimento del concetto di libreria/caffè/punto di sosta/punto di incontro, che completa aggiungendo un elemento di legittimo riposo dopo tutte queste attività.
uno sguardo alla sezione ragazzi rivela che in realtà anche i cinesi leggono al lunedì: una famigliola, madre e due figlie, commenta in buon italiano i libri acquistati. salgo a pagare il mio Nick Hornby, Come diventare buoni (quel diavolo di un uomo riesce a scrivere alla prima persona nei panni di una donna che vuole divorziare dal marito ma è in preda a mille dubbi, ed è bravissimo. sentite questa descrizione: “Siamo il nucleo familiare perfetto. Mangiamo insieme, facciamo giochi istruttivi invece di guardare la televisione, sorridiamo un sacco. Temo di poter ammazzare qualcuno da un momento all’altro.”).
ritorno sul tram numero 5 (il numero 2 è purtroppo fuori rotta). una signora proprio accanto a me legge una vecchia copia della Selected Prose di T.S. Eliot, con un’introduzione di Frank Kermode, che mi fa istantaneamente pensare ai lontani anni dell’università. in grembo la signora porta anche un fascio di fogli consunti raccolti sotto una copertina di carta rossa fiorata, altrettanto consunta, che suscita la mia curiosità. nonostante i miei sforzi non riesco a capire cosa siano esattamente. certo sanno di usato, usatissimo. taccuino per appunti? tentativi di poesia? la signora scende alla stazione centrale lasciandomi in preda al dubbio.

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